Ci troviamo in un'epoca in cui l’umanità è avvolta da una nebbia di violenza e indifferenza. Ogni giorno assistiamo a fenomeni allarmanti, non solo atti brutali, ma a una violenza insidiosa che si insinua nei nostri discorsi e nelle nostre azioni quotidiane. È sufficiente una banale divergenza di opinioni o una semplice incomprensione perché scatti in noi quella parte peggiore, quella che avremmo dovuto imparare a padroneggiare.
Abbiamo smesso di essere semplicemente esseri umani, per trasformarci in tifoserie pronte a difendere la nostra "squadra" a ogni costo, dimenticando che di fronte a noi ci sono individui con emozioni, storie e dolori unici. Eppure, nei momenti di tragedia, come la morte di una persona, ci si aspetterebbe un briciolo di rispetto, un attimo di silenzio per onorare il dolore altrui. Invece, invece assistiamo a un'ingiustificata esaltazione della violenza, come se fosse la risposta più logica alle nostre divergenze.
E i nostri governanti? Non fanno meglio. Oltre a tifare per la loro squadra del cuore, si sommano ai propri interessi personali, alla loro poltrona e a interessi particolari, manipolando la storia a proprio uso e consumo. Se ripensiamo a 63 anni fa, ricordiamo un periodo in cui le tensioni globali erano elevate, portandoci sull’orlo dell’abisso. In quel frangente, la saggezza collettiva prevalse: nessuno voleva rivivere gli orrori della guerra. Oggi, tuttavia, quel ricordo è svanito, anestetizzato dal passare degli anni.
Malgrado una crescita culturale, sembra che non siamo più capaci di riconoscere i segni di una crisi imminente. Non ci sono camini fumanti in senso letterale, ma una volontà immane di annientare popolazioni intere per egoismi e interessi, calpestando diritti fondamentali e giustificando tali atrocità con un tessuto di bugie abilmente costruito. Chiudiamo gli occhi di fronte a realtà inaccettabili: bambini, madri e padri sterminati, solo perché non conformi a un pensiero dominante.
I mezzi di comunicazione e i nostri stessi governanti contribuiscono a perpetuare questa mentalità tossica, affermando di svolgere il "lavoro sporco" per noi. Ogni giorno i mass-media alimentano la paura, posizionando il cattivo di turno su un piedistallo, creando un clima di terrore che ci rende incapaci di riconoscere le contraddizioni delle informazioni che ci vengono proposte.
È un gioco sporco, che sfrutta il terrore per mantenere il controllo su una popolazione sempre più confusa e disorientata. Dobbiamo fermarci e riflettere: come possiamo permettere che il dialogo venga sostituito dalla violenza? Qual è il prezzo della nostra indifferenza?
Le risposte a queste domande non sono semplici, ma possiamo iniziare a riconoscere il valore della diversità e a trattare gli altri con il rispetto e l’umanità che meritano. Questa è la vera sfida del nostro tempo. Non lasciamoci trascinare in un vortice di odio; scegliamo, invece, di costruire ponti e non muri. La nostra umanità lo richiede. Costruiamo un futuro dove la comprensione prevalga sul conflitto, dove il dialogo possa risuonare più forte delle urla. La scelta è nostra.
